Buon venerdì cari lettori!

Ormai le ferie sono ridotte all’osso, le giornate iniziano già ad accorciarsi e agosto è giunto al termine; solo il caldo rimane quello asfissiante di luglio!

Questa settimana voglio parlarvi di uno dei miei primi amori, parlando di letteratura: le Troiane di Euripide. Si tratta di una delle tragedie più famose del teatro greco, messa in scena per la prima volta sul finire del V sec. a.C., subito dopo l’eccidio che Atene aveva compiuto contro la popolazione di Melo.

Di fronte agli autori del massacro, Euripide decide di proporre le medesime tematiche (violenza, brutalità e mancanza di pietas) utilizzando come attori non gli abitanti della ex colonia spartana, ma le donne di Troia, tenute prigioniere dai Greci all’alba della caduta di Ilio.

Troviamo quindi Cassandra, sacerdotessa ancora una volta inascoltata, che profetizzerà al suo nuovo padrone, Agamennone, le sventure che lo attendono in patria.

Dopo di lei, sarà accolta da Ecuba alla tenda delle vinte Andromaca, accompagnata dal piccolo; alla moglie di Ettore toccherà la sorte peggiore: diventare di Neottolemo, figlio di Achille, uccisore di tutta la sua famiglia, e sarà costretta a lasciare Troia, dove troverà morte il suo bambino.

Ecuba sarà l’ultima ad allontanarsi: destinata all’astuto Ulisse, la regina, dopo aver perso tutti i suoi figli e il marito, assisterà alla morte del nipote Astianatte per mano dello stesso Neottolemo e sarà lei a dargli sepoltura nello scudo di Ettore, lo scudo ancora umido per il sudore dell’eroe che fino alla morte ha difeso la patria e la famiglia.

Di tutte le tragedie che ho incontrato nel corso degli anni, questa è senz’altro la mia preferita: fin dall’inizio ciascuno di noi sa che un destino crudele attende queste donne, però è impossibile sottrarsi alla lettura e non fare empatia con Ecuba, Andromaca e Cassandra.

 

Ho scelto di associare a quest’opera una spremuta di pompelmo: nel momento in cui decidiamo di berla e spremiamo l’agrume, sappiamo che il gusto che incontreremo sarà amaro e bruciante, come il dolore delle Troiane, eppure è una bevanda dissetante che possiede un gusto unico e rinfrescante e ci lascia soddisfatti della scelta.

Vi consiglio la lettura e l’abbinamento, vi saluto con le parole di Ecuba, un memento che tutti dovremmo ricordarci ogni giorno:

E’ stolto chi fra i mortali, ritenendo di avere buona fortuna si rallegra di cose stabili. Infatti con i suoi stravolgimenti la fortuna è come un uomo capriccioso che salti di qua e di là, nessuno è sempre fortunato”.