La poesia di Claudia Piccinno si snoda su un percorso emotivamente fluente e epigrammaticamente coinvolgente. Ibi omnia sunt: l'amore, i turbamenti, gli affetti, quei voli oltre la siepe che fanno del poema un insieme di aspirazioni che lo rendono umano. Una vera navigazione; un odeporico cammino verso la luce; verso un'isola di cui si conosce poco; nemmeno la rotta e il mistero che contiene.
Siamo umani e in quanto tali soggetti a svincolarsi dal quotidiano alla ricerca di un mondo che ci renda liberi; e Claudia lo fa, lo percorre tutto questo tragitto, cavalcando gli input della vita, i frammenti esistenziali che ci rendono a volte pensosi, altre gioiosi, altre ancora tristi per non riuscire a decriptare i suoi messaggi che ci scatenano i tanti interrogativi di difficile soluzione.
Un'opera completa, plurale, polivalente, che tocca ogni ambito della vita. E tutto si fa simbologia di una realtà che ci attanaglia e non ci molla: l'inverno, la primavera, i gerani, la madre pietosa, lo sfarfallio di morte; viene da sé chiederci chi siamo, che fine ha questa esperienza che è la vita, quale è il messaggio del presente in funzione di un visionario accadimento; insomma qui la vita c'è tutta coi suoi timori, le sue ambasce, le sue speranze e le sue sottrazioni.
Ma quello che ci convince di questa silloge è soprattutto il linguaggio fluente, agile, spontaneo; un verbo che dà concretezza alle emozioni che vivono schiette nell'animo della Nostra e che cercano un'uscita per reificarsi in quadri di vita. La natura si fa linguaggio della poetessa che tramite i suoi simboli concretizza la sua filosofia.
L'opera nel suo insieme è proteiforme e fattiva.
E soprattutto, quello che vale, è l'equilibrio tra dire e sentire; una simbiotica fusione che difficilmente si trova in altri poeti.
Un'opera completa, plurale, polivalente, che tocca ogni ambito della vita. E tutto si fa simbologia di una realtà che ci attanaglia e non ci molla: l'inverno, la primavera, i gerani, la madre pietosa, lo sfarfallio di morte; viene da sé chiederci chi siamo, che fine ha questa esperienza che è la vita, quale è il messaggio del presente in funzione di un visionario accadimento; insomma qui la vita c'è tutta coi suoi timori, le sue ambasce, le sue speranze e le sue sottrazioni.
Ma quello che ci convince di questa silloge è soprattutto il linguaggio fluente, agile, spontaneo; un verbo che dà concretezza alle emozioni che vivono schiette nell'animo della Nostra e che cercano un'uscita per reificarsi in quadri di vita. La natura si fa linguaggio della poetessa che tramite i suoi simboli concretizza la sua filosofia.
L'opera nel suo insieme è proteiforme e fattiva.
E soprattutto, quello che vale, è l'equilibrio tra dire e sentire; una simbiotica fusione che difficilmente si trova in altri poeti.
Titolo: Sfinge di pietra
Autore: Claudia Piccinno
Brossura, pag. 140
Prezzo: € 13,00
Edizioni Il cuscino di stelle
ISBN: 978-88-32014-53-2